27 settembre 2025 Veglia di preghiera per la Vita ore 21,15
Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte né per mare né per terra:
per esempio, LA GUERRA.
GIANNI RODARI
Promemoria
(In Filastrocche in cielo e in terra, Torino, Einaudi, 1960. [a.m.p.])
A proposito di noi…
Noi monache carmelitane, viviamo in costante contatto con la Parola, meditandola, custodendola e lasciandoci da essa guidare nel leggere i segni del tempo presente, sull’esempio del profeta Elia e della Vergine Maria, nostra Madre e Sorella.
Il Mistero dell’Incarnazione di Cristo, trova nella nostra Comunità di Santa Maria della Vita, un suo naturale quanto specifico confluire nella preghiera per la Vita, dal suo concepimento fino al suo naturale compimento terreno. Meditare la Parola significa per noi, meditare il Mistero di Dio presente in ogni essere umano, vuol dire stupirsi davanti alla bellezza che si dipana in ogni esistenza che si incontra.
Ancora più profondamente, il contatto con il Dio della Vita, ci rende sempre più consapevoli che Lui ama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creato, altrimenti non le avrebbe chiamate neppure all’esistenza! (cfr Sap. 11,24-25)
Pregare per la vita è un viaggio oggi sempre più drammatico e urgente ma, allo stesso tempo, significa riscoprire il nostro essere innestati primariamente e unicamente in Dio, un Dio che continua ad amare e dare vita legandosi ad ogni suo figlio, senza distinzioni o pregiudizi. Significa abitare l’alterità, il limite, la malattia, l’infermità come spazio benedetto in cui Dio t’incontra e ti trasforma.Pregare per la Vita significa aprire uno spazio di Pace nel cuore di ogni Uomo, di ogni Popolo, di ogni Creatura. Significa individuare nel disprezzo dell’esistenza la radice di ogni guerra e divisione. Noi sorelle carmelitane di Santa Maria della Vita, preghiamo perché l’uomo possa tornare a stupirsi dell’uomo, possa imparare ad accoglierlo e ad accogliersi con tutta la sua bellezza e con tutte quelle fragilità che lo rendono unico e irripetibile.
Nel silenzio della nostra vita donata, ricordiamo a tutto il mondo che “l’uomo vivente è la Gloria di Dio” e che non si può costruire nessuna Pace senza accogliere seriamente e incondizionatamente il Dono della vita.
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